L’idea di ridurre un essere umano a dimensioni microscopiche è un vecchio pallino della fantascienza. I più anziani ricorderannoViaggio allucinante, film del 1966 in cui un gruppo di scienziati viene miniaturizzato e iniettato, a bordo di un sottomarino anch’esso minuscolo, nel sistema venoso di un altro scienziato. Di una decina di anni prima era il romanzo Tre millimetri al giorno, capolavoro di Richard Matheson (ne fu tratto nel 1957 il filmRadiazioni BX: distruzione uomo) in cui viene raccontato il graduale rimpicciolimento del protagonista e le sue conseguenze. Negli stessi anni la Marvel inventa il suo eroe Ant-Man, l’uomo-formica di cui esce in agosto la versione cinematografica.
Ma come si fa a miniaturizzare un organismo vivente? Il trucco potrebbe essere lo stesso applicato nella progettazione di apparati elettronici sempre più piccoli: diminuire la dimensione delle singole componenti, o lo spazio vuoto tra loro. Nel caso di un essere umano, dal momento che non si può alterare il numero e la disposizione delle cellule che lo compongono, si potrebbe pensare di “sgonfiare” i singoli atomi, i quali dopo tutto sono fatti quasi completamente (99,99%) di spazio vuoto. La solidità della materia deriva solo dalla repulsione elettrica della nube di elettroni che circonda i nuclei atomici. Se si potessero avvicinare gli elettroni ai nuclei, le proprietà chimiche degli elementi rimarrebbero le stesse, ma si risparmierebbe sul volume. Naturalmente non abbiamo idea di come fare una cosa del genere in pratica, ma stiamo parlando di fantascienza.
Quali sarebbero le conseguenze pratiche della faccenda? Un supereroe grande come un insetto non comunica una grande idea di forza fisica, ma è un pregiudizio infondato. In termini relativi, una formica è molto più forte di un essere umano. L’inghippo sta nelle leggi della fisica, le stesse che renderebbero un bestione di 100 metri – se esistesse – un vulnerabile mollaccione. È una questione di matematica: in linea di massima la forza di un organismo dipende dalla sezione muscolare e questa, quando lo si rimpicciolisce, diminuisce più lentamente della sua massa. Per questa ragione, una formica riesce a sollevare e trasportare oggetti assai più pesanti di lei. Le dimensioni contano, dunque, ma in senso contrario a quello che si crede.
Ma Ant-Man potrebbe avere qualche altro problemino. Se si prendesse la massa di un essere umano e la si condensasse alle dimensioni di una formica, il risultato sarebbe una roba talmente densa che non ci sarebbe terreno abbastanza rigido da sopportarne il peso: Ant-Man sprofonderebbe come una biglia di piombo su un letto di gelatina. E la respirazione? Con polmoni drasticamente ridotti, il nostro eroe si troverebbe in debito d’ossigeno. E con una minore superficie corporea a disposizione, faticherebbe a dissipare il calore accumulato dall’organismo. Niente che non si possa aggiustare con una buona tutina da supereroe, comunque: o pensavate che le indossassero per bellezza?
Ant-Man e i pro e contro della miniaturizzazione umana è stato pubblicato per la prima volta su Wired
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